INTRODUÇÃO
O escrito A Verdadeira Doutrina e os Ditos Notáveis de Frei Egídio é publicado desde tempos imemoráveis como apêndice dos Fioretti .
Os "Ditos de Ouro" desse inspirado confrade da primeira hora são uma riqueza espiritual do franciscanismo.
Capítulo 1
La grazia di Dio, e la virtù sono via e scala da salire al Cielo; ma li vizi e li peccati sono via, e scala da discendere al profondo dello Inferno. Li vizj e li peccati sono tossico e veleno mortale; ma le virtù, e le buone opere sono triaca medicinale. L’una grazia conduce e tirasi dietro l’altra, l’uno vizio tira dietro l’altro. La grazia non desidera d’essere lodata; e ‘l vizio non può sofferire d’essere dispregiato. La mente nella umiltà quiesce e riposa; la pazienzia è sua figliuola. E la santa purità del cuore vede Iddio; ma la vera devozione lo gusta. Se tu ami, sarai amato. Se tu servi, sarai servito. Se tu temi, sarai temuto. Se tu bene ti porterai d’altrui, conviene che altri si porti bene di te. Ma beato è colui che veramente ama, e non desidera d’essere amato. Beato è colui che serve, e non desidera d’essere servito. Beato è colui che teme, e non desidera d’essere temuto. Beato è colui che bene si porta d’altrui, e non desidera che altri si porti bene di lui. Ma perocchè queste cose sono cose altissime, e di grande perfezione, però gli stolti non le possono conoscere nè conquistare. Tre cose sono molto altissime e utilissime, le quali chi le avesse acquistate, non potrebbe mai cadere. La prima si è, se tu sostieni volentieri con allegrezza ogni tribolazione che ti avviene, per lo amore di Gesù Cristo. La seconda si è, se tu ti umilii ognindì in ogni cosa che tu fai, ed in ogni cosa che tu vedi. La terza si è, che tu fedelmente ami quello sommo bene celestiale invisibile con tutto il cuore, lo quale non si può vedere con gli occhi corporali. Quelle cose che sono più dispregiate, e più vituperate dagli uomini mondani, sono veramente più accettabili, e più ricevute da Dio e dalli suoi Santi; e quelle cose che sono più amate e più onorate, e più piacciono agli uomini mondani, quelle sono più dispregiate, e vituperate e odiate da Dio, e dalli suoi Santi. Questa laica inconvenienza procede dalla ignoranza e malizia umana: imperocchè l’uomo misero più ama quelle cose che doverebbe avere in odio, ed ha in odio quelle cose, che doverebbe amare. Una volta domandò Frate Egidio a un altro Frate, dicendo: Dimmi carissimo, hai tu buona anima? Rispuose il Frate: Questo non so io, e allora disse Frate Egidio: Fratello mio, io voglio che tu sappi, che la santa contrizione e santa umiltade, e santa caritade, e la santa divozione, e la santa letizia fanno buona l‘anima, e beata.
Capítulo 2
Tutte quelle cose che si possono pensare col cuore, o dire colla lingua, o vedere con gli occhi, o palpare colle mani, tutte sono quasi niente, a rispetto e a comparazione di quelle cose, che non si possono pensare, nè vedere, nè toccare. Tutti li Santi, e tutti li savj che sono passati, e tutti quelli che sono nella presente vita, e tutti quelli che verranno dietro a noi, che favellarono, o scrissero, o favelleranno, o scritture faranno di Dio, non dissono nè mai potranno dire di Dio tanto, quanto sarebbe uno granello di miglio, a rispetto e a comparazione del Cielo e della terra, e anche mille migliaja di volte meno. Imperocchè tutta la Scrittura che favella di Dio, sì ne parla quasi balbussando, siccome fa la madre che balbetta col figliuolo, il quale non puote intendere le sue parole, se ella parlasse per altro modo. Una volta disse Frate Egidio ad uno Giudice secolare: Credi tu, che sieno grandi li Doni di Dio? Rispuose il Giudice: Credo. Al quale Frate Egidio disse: Io ti voglio mostrare, come tu non credi fedelmente; e poi li disse: Quanto prezzo vale quello, che tu possiedi in questo mondo? Rispuose il Giudice: Vale forse mille lire. Allora Frate Egidio disse:; Daresti tu queste tue possessioni per dieci mila lire? rispuose il Giudice senza pigrizia, dicendo: Certo darei volentieri, e Frate Egidio disse: Certa cosa è, che tutte le possessioni di questo mondo sono niente, a rispetto alle cose celestiali: adunque perchè non dai tu queste tue possessioni a Cristo, per poter comperare quelle celestiali e eternali? Allora il Giudice savio della istolta scienza mondana rispose a Frate Egidio puro, e semplice: Iddio t‘ha pieno della savia stoltizia divina, dicendo: Credi tu Frate Egidio, che sia alcuno uomo, che in tanta quantitade s’adoperi colle operazioni di fuori, quant’egli crede colla credulità di dentro? Frate Egidio rispose: Vedi carissimo mio, certa cosa è, che tutti li Santi si sono istudiati d’empiere con effetto d’operazione tutto quello, che poteano e sapeano comprendere “che fosse la volontà di Dio”, secondo la loro possibilitade; e tutte quelle cose, che non poteano adempiere con effetto d’operazioni, sì le adempievano colli santi desiderj delle loro volontadi; per tale modo che‘l difetto della impossibilità, della operazione adempiano col desiderio della anima, e satisfacevano. Ancora disse Frate Egidio: Se alcuno uomo si trovasse che avesse perfetta fede, in poco tempo verrebbe a perfetto stato, per lo quale li saria dato piena certezza della sua salute. L’uomo, che con ferma fede aspetta quello eterno e sommo e altissimo bene, che danno, o che male li potrebbe fare alcuna avversità temporale in questa vita presente? E lo misero uomo che aspetta il male eternale, che bene gli potrà fare alcuna’ prosperitade, o bene temporale in questo mondo? Impertanto, quantunque l’uomo sia peccatore, non si dee però disperare per infino ch’e’ vive, della infinita misecordia di Dio; perocchè non è arbore al mondo tanto spinoso, nè tanto gropposo, nè tanto poderoso, che gli uomini non lo possono appianare e farlo pulito e adornato e farlo bello: e così non è uomo tanto iniquo, nè tanto peccatore in questo mondo, che Iddio non lo possa convertire e adornare di singulari grazie, e di molti doni di virtù.
Capítulo 3
Non può alcuna persona venire in alcuna notizia e cognoscimento di Dio, se non per la virtù della santa umiltade; imperocchè la diritta via d’andare in su, si è quella d’andare in giù. Tutti li pericoli e li grandi cadimenti, che sono intervenuti in questo mondo, non sono venuti da altra cagione se non dalla elevazione del capo, cioè della mente in superbia; e questo si pruova per lo cadimento del Demonio che fu cacciato dal Cielo, per lo cadimento del primo nostro parente, cioè Adamo, che fu cacciato del Paradiso per la elevazione del capo, cioè per la inobbedienzia; ed ancora per lo Fariseo, del quale parla Cristo nel Vangelio, e per molti altri esempli: e così per lo contrario; cioè che tutti li grandi beni, che mai accaddono in questo mondo, tutti sono proceduti per lo abbassamento del capo, cioè per la umiliazione della mente; siccome si prova per la beata umilissima Vergine Maria, e per lo Pubblicano, e per lo Santo Ladrone della Croce, e per molti altri esempli della Scrittura. Ed imperò sarebbe buono, se noi potessimo trovare alcuno peso grande e grave, che di continuo noi lo potessimo tenere legato al collo, acciocchè sempre ci tirasse in giù, cioè che sempre ci facesse umiliare. Un Frate domandò Frate Egidio: Dimmi padre, in che modo potremo noi fuggire questa superbia? al quale Frate Egidio rispuose: Fratello mio, disponti di questo, cioè non sapere giammai di potere fuggire la superbia, se ‘n prima tu non poni la bocca dove tu tieni li piedi: ma se tu consideri bene li beneficj di Dio, allora tu cognoscerai bene, che per debito tu se’ tenuto d’inchinare il capo tuo. E ancora, se tu penserai bene li tuoi difetti, e le molte offensioni che hai fatte a Dio, al postutto arai cagione d’umiliarti. Ma guai a quelli, che vogliono essere onorati della loro malizia! Un grado d’umiltade è in colui, lo quale si conosce esser contrario al suo proprio bene. Un grado d’umiltade a rendere le cose altrui; a colui di cui sono, e non appropriarle a sè medesimo; cioè a dire, ch’ogni bene e ogni virtù che l’uomo truova in sè, non la debba appropriare a sè, ma solamente a Dio, dal quale procede ogni grazia e ogni virtù e ogni bene; ma ogni peccato e passione dell’anima, o qualunque vizio l’uomo truova in sè, si debbe appropriarlo a sè, considerando che procede da lui medesimo e dalla propria malizia, e non da altri. Beato quello uomo, che si cognosce e reputasi vile dinanzi a Dio, e così dinanzi agli uomini! Beato colui che sempre giudica sè, e condanna sè medesimo e non altrui! perocchè egli non sarà giudicato da quello terribile, e ultimo giudicio eternale. Beato colui, che andrà sottilmente sotto il giogo della obbedienzia, e sotto il giudicio d’altri, siccome feciono li santi Apostoli, dinanzi e dappoi che ricevettono lo Spirito Santo! Ancora disse Frate Egidio: Colui che vuole acquistare e possedere perfetta pace e quiete, conviene che reputi ogni uomo per suo superiore, e conviene che egli sempre si truovi suddito, e inferiore di tutti. Beato quello uomo, che non vuole nelli suoi costumi e in nel suo parlare esser veduto, nè cognosciuto, se non in quella pura composizione e in quello adornamento semplice, lo quale Iddio gli adornò e lo compuose! Beato quello uomo, che sa conservare e ascondere le revelazioni, e le consolazioni divine! perocchè non è nessuna cosa tanto segreta, che non la riveli Iddio quando a lui piace. Se alcuno uomo fosse il più perfetto, e ‘l più santo uomo del mondo; ed egli si reputasse e credesse essere il più misero peccatore, e lo più vile uomo del mondo, in questo sarebbe vera umiltade. La santa umilitade non sa favellare, e lo beato timore di Dio non sa parlare. Disse Frate Egidio: A me pare, che la umiltade sia simile alla saetta del truono: perocchè così come la saetta fa percussione terribile, rompendo, fracassando, e abbruciando ciò che ella coglie, e poi non se ne truova niente di quella saetta; così similemente la umiltà percuote e dissipa e abbrucia e consuma ogni malizia, e ogni vizio e ogni peccato; e poi non si truova esser da niente in sè medesimo. Quello uomo che possiede umiltà, per la umiltà truova l’uomo grazia appresso a Dio e perfesta pace col prossimo.
Capítulo 4
Colui che non teme, mostra che non abbia che perdere. Lo santo timore di Dio ordina, governa e reage l‘anima, e falla venire in grazia. Se alcuno possiede alcuna grazia, o virtude divina, lo santo timore si è quello che la conserva. E chi non avesse ancora acquistata la virtù, o la grazia, il timor santo la fa acquistare. Il santo timore di Dio si è uno conduttore delle grazie divine, imperciocchè ello fa l‘anima dove egli abita tosto per venire alla virtude santa, e alle grazie divine. Tutte le creature che mai cadono in peccato, non sarieno giammai cadute, se elle avessono avuto il santo timore di Dio. Ma questo santo dono del timore non è dato, se non alli perfetti, perocchè quanto l’uomo è più perfetto, più è timòroso e umile. Beato quello uomo, che si cognosce essere in una carcere in questo mondo, e sempre si ricorda come gravemente ha offeso il suo Signore! Molto doverebbe l’uomo sempre temere la superbia, che non gli dia di pinta, e faccialo cadere dallo istato della grazia, nella quale egli è; perocchè l’uomo non può mai stare sicuro, stando infra li nostri nemici, sì li nostri nemici sono le lusinghe di questo mondo misero, e la nostra propria carne la quale insieme colli Demoni sempre è inimica dell’anima. Maggiore timore bisogna che l’uomo abbia, che la sua propria malizia non lo vinca e inganni, che di nessuno altro suo nimico. Egli è cosa impossibile, che l’uomo possa salire e ascendere ad alcuna grazia, o virtù divina, nè perseverare in essa, senza il santo timore. Chi non ha timore di Dio, va a pericolo di perire, e maggiormente d’essere in tutto perduto. Il timore di Dio fa l’uomo ubbidire umilemente e fallo inchinare il capo sotto il giogo della obbedienzia; e quanto possiede l’uomo maggiore timore, tanto adora più ferventemente, non è piccolo dono quello della operazione, a cui è dato. Le operazioni virtuose degli uomini, quantunque a me pajano grandi, non sono però computate, nè remunerate secondo la nostra estimazione, ma secondo la estimazione e beneplacito di Dio; perocchè Iddio non guarda alla quantità delle fatiche, ma alla quantità dello amore e della umiltade: e imperciò la più sicura parte è a noi, di sempre amare e temere com umiltade, e non fidarsi giammai di sè medesimo di alcuno bene, sempre avendo a sospetto le cogitazioni, che nascono nella mente sotto spezie di bene.
Capítulo 5
Colui, che con ferma umiltade, e pazienzia sofferisce e sostiene le tribolazioni, per lo fervente amore di Dio, tosto verrà in grandi grazie e virtudi, e sarà signore di questo mondo, e dello altro glorioso averà l’arra. Ogni cosa che l’uomo fa, o bene o male, a sè medesimo il fa; e imperò non ti iscandalizzare contra di colui, che ti fa le ingiurie, ma debbivi avere umile pazienzia, e solamente ti debbe dolere del suo peccato, avendogli compassione, pregando Iddio efficacemente per lui. Quanto l’uomo è forte a sostenere, e patire le ingiurie e le tribolazioni pazientemente per l’amore di Dio, tanto è grande appresso a Dio, e non più: e quanto l’uomo è più debole a sostenere li dolori, e le avversitadi per lo amore di Dio; tanto è minore appresso di Dio. Se alcuno uomo ti lodasse dicendo di te bene, rendi quella laude al solo Iddio; e se alcuno dice di te male o vituperio, ajutalo tu dicendo di te medesimo male, e peggio. Se tu vuoi fare buona la tua parte, sempre ti studia di fare cattiva la tua, e quella del compagno fa buona, sempre incolpando te medesimo, e sempre lodando o veramente iscusando il prossimo. Quando alcuno vuole contendere o litigare teco, se tu vuogli vincere, perdi, e vincerai; perocchè se tu volessi litigare per vincere, quando tu crederesti avere vinto, allora tu ti troveresti d’avere perduto grossamente. Ed imperò, fratello mio, credimi per certo, che la diritta via della salvazione, si è la via della perdizione. Ma quando non siamo buoni portatori delle tribolazioni, allora non possiamo essere perseguitatori delle eternali consolazioni. Molto maggiore consolazione, e più meritoria cosa è a sostenere le ‘ngiurie e li improperii pazientemente senza mormorazione, per l’amore di Dio, che non è a pascere cento poveri, e digiunare ognindì continuamente. Ma che utilita è all’uomo, o che gli giova a dispregiare sè medesimo, e dare molte tribolazioni al corpo suo, con grandi digiuni e vigilie e discipline, non potendo sostenere una piccola ingiuria del suo prossimo? della qual cosa l’uomo riceverà molto maggior premio e maggior merito, che di tutte le afflizioni, che l’uomo si possa dare di sua propria volontade; perocchè a sostenere gl’improperii, e le ingiurie del suo prossimo con umil pazienzia senza mormorazione, molto più tosto purga li peccati, che non fa la fonte delle molte lagrime. Beato quello uomo, che sempre tiene dinanzi agli occhi della mente sua la memoria delli suoi peccati, e li benefizj di Dio! perocchè egli sosterrà con pazienzia ogni tribolazione e avversitade, delle quali cose egli aspetta le grandi consolazioni. L’uomo che è vero umile, non aspetta da Dio alcuno merito nè premio, ma solamente si studia sempre come possa soddisfare in ogni cosa, cognoscendosi di lui essere debitore; e ogni bene che egli ha, ricognoscelo d’avere solamente per bontà di Dio, e non per alcuno suo merito, e ogni avversità che ello ha, ricognoscela veramente avere per li suoi peccati. Uno Frate domanda Frate Egidio, dicendo: Padre, se nelli nostri tempi verranno alcune grandi avversitadi o tribolazioni, che dobbiamo fare noi in quella fiata? Al quale Frate Egidio risponde, dicendo: Fratello mio, io voglio che tu sappi, chei se ‘l Signore facesse piovere dal Cielo pietre e saette, non potrieno nuocere nè fare a noi alcuno danno, se noi fussimo tali uomini, quali noi doveremmo essere; perocchè essendo l’uomo in verità quello che debbe essere, ogni male e ogni tribolazione se li convertirebbe in bene; perocchè noi sappiamo che disse; l’Apostolo, che quelli che amano Iddio, ogni cosa se li convertisce in bene; e così similmente all’uomo che ha la mala volontade, tutti li beni se li convertiscono in male, e in giudicio. Se tu ti vuogli salvare e andare alla gloria celestiale, non ti bisogna mai desiderare alcuna vendetta, nè giustizia d’alcuna creatura; imperocchè la eredità delli Santi si è fare sempre bene, e ricevere sempre male. Se tu cognoscessi in verità, come e quanto gravemente hai offeso il tuo Creatore, tu cognosceresti, che ella è degna e giusta cosa, che tutte le creature ti debbano perseguitare, e darti pena e tribolazione; acciocchè esse creature facciano vendetta delle offensioni, che tu facesti al loro Creatore. Molto è grande virtù all’uomo di vincere sè medesimo: perocchè quelli che vince sè medesimo; vincerà tutti li suoi nemici, e perverrà in ogni bene. Ancora molto maggior virtù sarebbe, se l’uomo si lasciasse vincere a tutti gli uomini; imperocchè egli sarebbe signore di tutti li suoi nemici, cioè vizj e delli demonj e del mondo e della propria carne. Se tu ti vuogli salvare, rinunzia e dispregia ogni consolazione, che ti possono dare tutte le cose del mondo, e tutte le creature mortali; perocchè maggiori e più spessi sono li cadimenti, che divengono per le prosperitadi e per le consolazioni, che non sono quelli che vengono per le avversitadi, e per le tribolazioni. Una volta mormorava un religioso del suo Prelato in presenzia di Frate Egidio, per cagione d’un’aspra obbedienzia che gli avea comandata; al quale Frate Egidio, disse: Carissimo mio, quanto più mormorerai, tanto piu carichi lo tuo peso, e più grave ti sarà a portare; e quanto più umilmente, e più divotamente sottometterai il capo sotto il giogo della obbedienzia santa, tanto più lieve e più soave ti sarà a portare quella obbedienzia. Ma a me pare, che tu non voglia essere vituperato in questo mondo per l’amore di Cristo, e vuogli essere onorato nell’altro con Cristo; tu non vuogli essere in questo mondo perseguitato, nè maladetto per Cristo, e nell’altro mondo vuogli essere benedetto e ricevuto da Cristo; tu non ti vorresti affaticare in questo mondo, e nell’altro vorretti quiescere e posare. Io ti dico, Frate, Frate, che tu se’ malamente ingannato; perocchè per la via della viltà e delle vergogne e delli improperj, perviene l’uomo al verace onore celestiale; e per sostenere le derisioni, e le maladizioni pazientemente per lo amore di Cristo, perviene l’uomo alla gloria di Cristo, però dice bene uno proverbio mondano, che dice: Chi non dà di quello che li duole, non riceve quello che vuole. Si è utile natura quella del cavallo; perocchè quantunque il cavallo vada correndo velocemente, pure si lascia reggere, guidareJ e voltare in giù e in su, e innanzi e indietro, secondo la volontà del cavalcatore; e così similmente dee fare il servo di Dio, cioè che si debbe lasciare reggere, guidare, torcere e piegare, secondo la volontade del suo superiore, e anche da ogni altro per lo amore di Cristo. Se tu vuogli essere perfetto, studiati solecitamente d’essere grazioso e virtudioso, e combatti valentemente contra li vizj, sostenendo paziente. Ogni avversitade per lo amore del tuo Signore tribolato, afflitto, improperato, battuto, crocifisso e morto per lo tuo amore, e non per la sua colpa, nè per sua gloria, nè per sua utilitade, ma solamente per la tua salute: e a fare questo ch’io t’ho detto, al postutto bisogna che tu vinca te medesimo; perocchè poco vale all’uomo inducere e trarre l’anime a Dio, se egli non vince e trae e induce prima sè medesimo.