Capítulo 6
L’uomo che sta ozioso, sì perde questo mondo e l’altro; perocchè non fa alcuno frutto in sè medesimo, e non fa alcuna utilitade ad altrui. Egli è cosa impossibile, che l’uomo possa acquistare la virtù senza sollecitudine e senza grande fatica. Quando tu puoi istare in luogo sicuro, non istare in luogo dubbioso, in luogo sicuro istà colui, il quale sollecita e affliggesi e opera, e affatica secondo Iddio e per Dio, e non per paura di pena nè per premio, ma per Dio. L’uomo che ricusa d’affliggersi, e d’affaticarsi per Cristo, veramente egli ricusa la gloria di Cristo; e così come la sollecitudine è utile e giova a noi, così la negligenzia sempre è contraria a noi. Così come la oziosità è via d’andare all’inferno, così la sollecitudine santa è via d’andare al cielo. Molto doverebbe l’uomo essere sollecito ad acquistare, e a conservare le virtù e la grazia di Dio, sempre operando con essa grazia e virtù fedelmente; perocchè molte volte addiviene questo all’uomo che non opera fedelmente, che perde il frutto per le fronde, ovvero il grano per la paglia. Ad alcuno concede Iddio il buono frutto graziosamente con poche frondi, e ad alcuno altro lo dà insieme il frutto colle frondi: e sono alcuni altri, che non hanno nè frutti, nè frondi. Maggiore cosa mi pare che sia, a sapere bene guardare e conservare segretamente li beni, e le grazie date dal Signore, che di saperle acquistare; imperocchè, avvegnachè l’uomo sappia bene guadagnare, se egli non sa bene riporre e conservare, non sarà giammai ricco, ma alcuni appoco appoco guadagnano le cose, e son fatti ricchi, perocch’eglino conservano bene il loro guadagno, e‘l loro tesoro. O quanta quantità d’acqua avrebbe ricolto il Tevere, se non discorresse via da alcuna parte! L’uomo dimanda a Dio infinito dono, che è senza misura e senza fine: ed egli non vuole amare Iddio, se non con misura e con fine. Chi vuole essere da Dio amato, e avere da lui infinito merito soprammodo e soprammisura, egli dee amare Iddio oltremodo e oltramisura, e sempre servirlo infinitamente. Beato colui, che con tutto il cuore e con tutta la mente sua ama Iddio, e sempre affligge il corpo e la mente sua per l’amore di Dio, non ne cerca alcuno premio sotto ‘l Cielo, ma solamente ched egli si cognosce di ciò essere debitore. Se alcuno uomo fosse molto povero e bisognoso, e un altro uomo gli dicesse: Io ti voglio prestare una cosa molto preziosa per ispazio di tre dì; e sappi, che se tu adopererai bene questa cosa in questo termine di tre dì, tu guadagnerai infinito tesoro da potere essere ricco sempremai: or certa cosa è, che questo povero uomo sarebbe molto sollecito d’adoperare bene e diligentemente questa cosa così preziosa, e molto si studierebbe di fruttarla bene, così similmente dico, che la cosa prestata a noi dalla mano di Dio si è il corpo nostro, lo quale esso buono Iddio ce l’ha prestato per tre dì; imperocchè tutti li nostri tempi e anni sono a comparazione di tre dì. Adunque se tu vuogli essere ricco, e godere eternalmente la divina dolcezza, studiati di bene operare, e di bene fruttare questa cosa prestata dalla mano di Dio, cioè il corpo tuo in questo spazio di tre dì, cioè in lo brieve tempo della vita tua; perocchè, se tu non ti solleciti di guadagnare nella vita presente, perfino a tanto che tu hai il tempo, tu non potrai più godere quella eternale ricchezza, nè potrai riposare santamente in quella quiete celestiale eternalmente. Ma se tutte le possessioni del mondo fussono d’una persona, che non le lavorasse, e non le facesse lavorare ad altri; che frutto, o che utile averebbe egli di queste cose? certa cosa è, che non ne averebbe utilità, nè frutto veruno. Ma bene potrebbe essere, che alcuno uomo averebbe poche possessioni, e lavorandole bene averebbe molta utilitade per sè, e per altri averebbe frutto assai e abbondantemente. Dice un proverbio mondano: Non porre mai bollire pentola vota al fuoco, sotto speranza del tuo vicino; e così similmente Iddio, non vuole che alcuna grazia rimanga vacua; perocchè esso buono Iddio non dà mai allo uomo grazia, perchè egli la debbia tenere vacua, anzi la dona, perchè l’uomo la debbia adempiere con questo effetto di buone operazioni; perocchè la buona volontà non soddisfà, se l’uomo non si studia di seguirla e adempierla con effetto di santa operazione. Una volta uno uomo vagabondo disse a Frate Egidio: Padre, priegoti, che tu mi facci alcuna consolazione, al quale Frate Egidio rispuose: Fratello mio, istudiati di star bene con Dio, e incontenente averai la consolazione che ti’ bisogna; imperocchè se l’uomo non apparecchia nell’anima sua netta abitazione, nella quale possa abitare e riposare Iddio, ello non troverà giammai nè luogo nè riposo, nè consolazione vera nelle creature. Quando alcuno uomo vuole fare male, egli non addomanda mai molto consiglio a farlo; ma al ben fare molti cercano consigli, facendo lunga dimoranza. Una volta disse Frate Egidio alli suoi compagni: Fratelli miei, a me pare, che al dì d’oggi non si truova chi voglia fare quelle cose, che egli vede che li sono più utili, e non solamente all’anima, ma eziandio al corpo. Credetemi, fratelli miei, che io potrei giurare in veritade, che quanto l’uomo più fugge e schifa il peso e ‘l giogo di Cristo, tanto lo fa più grave a sè medesimo, e sentelo più ponderoso e di maggiore peso; e quanto l’uomo lo piglia più ardentemente, sempre più arrogendo al peso volontariamente, tanto lo sente più lieve e più soave a poterlo portare. Or piacesse a Dio, che l’uomo facesse e procurasse in questo mondo li beni del corpo, perocchè farebbe ancora quelli dell’anima: conciosiacosachè il corpo e l‘anima, senza nessuno dubbio, si debbano congiungere insieme a sempre patire, ovvero a sempre godere; cioè, o veramente patire nello inferno sempre eternalmente pene e tormenti inestimabili, ovvero godere colli Santi e con gli Angeli in Paradiso perpetualmente gaudj, e consolazioni inennarrabili, per li meriti delle buone operazioni. “Perchè se l’uomo facesse bene, o perdonasse bene senza l’umiltade, si convertirebbero in male, perocchè sono stati molti, che hanno fatte molte opere che parevano buone e laudabili; ma però che non aveano umilitade, sono discoperte e conosciute che sono fatte per superbia, e le opere si l’hanno dimostrato: perchè le cose fatte con umilitade mai non si corrompono”. Un Frate si disse a Frate Egidio: Padre, a me pare che noi non sappiamo ancora cognoscere li nostri beni, al quale Frate Egidio rispuose: Fratello mio, certa cosa è, che ciascuno adopera l‘arte che egli ha imparata, perocchè nessuno può bene adoperare, se prima non impara; onde voglio che tu sappia, fratello mio, che la più nobile arte che sia nel mondo, si è il bene adoperare: e chi la potrebbe sapere, se prima non la impara? Beato quello uomo, al quale nessuna cosa creata può dare mala edificazione! ma più beato è colui, il quale d’ogni cosa che ello vede e ode, riceve per sè medesimo buona edificazione.
Capítulo 7
Molti dolori e molti guai avrà l’uomo misero, lo quale mette il suo desiderio e ‘l suo cuore e la sua speranza nelle cose terrene, per le quali egli abbandona e perde le cose celestiali, e pure finalmente perderà ancora queste terrene. L’aquila vola molto in alto; ma s’ella avesse legato alcuno peso alle sue alie, ella non potrebbe volare molto in alto: e così l‘uomo, per lo peso delle cose terrene non può volare in alto, cioè che non può venire a perfezione; ma l’uomo savio, che si lega il peso della memoria della morte e del giudicio alle alie del cuore suo, non potrebbe per lo grande timore discorrere, nè volare per le vanitadi, nè per le divizie di questo mondo, che elle sono cagione di dannazione. Noi veggiamo ognindì gli uomini del mondo lavorare e affaticare molto e mettersi a grandi pericoli corporali, per acquistare queste ricchezze fallaci; e poichè avranno molto lavorato e acquistato, in uno punto moriranno, e lasceranno ciò che averanno acquistato in vita loro, e imperò non è da fidarsi di questo mondo fallace, il quale inganna ogni uomo che li crede, perocchè, egli è mendace. Ma chi desidera e vuole essere grande e bene ricco, cerchi e ami le ricchezze e li beni eternali, li quali sempre saziano e mai non fastidiano, e mai non vengono meno. Se non vogliamo errare, prendiamo esemplo dalle bestie e dagli uccelli, li quali quando sono pasciuti sono contenti, e non cercano se non la vita loro da ora in ora, quando loro bisogna: e così l’uomo doverebbe esser contento solamente della sua necessitade temperatamente, e non superfluamente. Dice Frate Egidio, che le formiche non piaceano a Santo Francesco siccome gli altri animali, per la grande sollecitudine che elle hanno di congregare, e di riporre dovizia di grano al tempo della state per lo verno: ma dicea, che gli uccelli gli piaceano molto più, perchè non congregavano nulla cosa nell’uno dì per l’altro. Ma la formica ci dà esemplo, che noi non dobbiamo stare oziosi nel tempo della state di questa vita presente, acciocchè noi non ci troviamo vacui e senza frutto, nello inverno dello ultimo e finale giudizio.
Capítulo 8
La nostra misera e fragile carne umana si è simile al porco, che sempre si diletta di giacere e d’infangarsi nel fango, riputandosi il fango per sua grande dilettazione. La nostra carne si è cavaliere del Demonio; perocchè ella combatte e resiste a tutte quelle cose, che sono secondo Iddio e secondo la nostra salute. Un Frate domandò Frate Egidio dicendogli: Padre, insegnami in che modo ci potremo noi guardare dal vizio carnale, al quale Frate Egidio rispuose: Fratello mio, chi vuole muovere alcuno grande peso o alcuna grande pietra, e mutarla in altra parte, gli conviene che si istudi di muoverlo più per ingegno, che per forza. E così noi similmente, se vogliamo vincere gli vizj carnali, e acquistare le virtù della castitade, piuttosto le potremo acquistare per la umiltade, e per lo buono e discreto reggimento spirituale che per la nostra presentuosa austeritade e forza di penitenzia. Ogni vizio turba e oscura la santa e risplendente castitade; perocchè la castitade si è simile allo specchio chiaro, il quale si oscura e conturba, non solamente per lo toccamento delle cose sozze, ma eziandio per lo fiato dell‘uomo. Egli è cosa impossibile che l’uomo possa pervenire ad alcuna grazia spirituale, per infino che gli si truova essere inchinevole alle concupiscenze carnali, e imperò ti volta e rivolta come ti piace, che pure non troverai altro rimedio di potere pervenire alla grazia spirituale, se tu non sottometti ogni vizio carnale. E però combatti valentemente contra la sensuale e fragile carne tua, propiamente nemica tua, la quale sempre ti vuole contraddire di dì, e di notte; la quale carne nostra mortale nimica chi la vincerà, sia certo che tutti li suoi nimici ha vinti e sconfitti, e tosto perverrà alla grazia spirituale, e ad ogni buono stato di virtù e di perfezione. Dicea Frate Egidio: Infra tutte l’altre virtù, io allegherei piuttosto la virtù della castitade, perocchè la suavissima castitade per sè sola ha in sè alcuna perfezione; ma non è alcuna altra virtude, che possa essere perfetta senza la castitade. Uno Frate domandò Frate Egidio, dicendo: Padre, non è maggiore e più eccellente la virtù della caritade, che non è quella della castitade? E Frate Egidio disse: Dimmi fratello, qual cosa si truova in questoo mondo più casta, che la santa caritade? Molte volte cantava Frate Egidio questo Sonetto, cioè: O santa castità, deh quanto è la tua bontà! Veramente tu se’ preziosa, e tale e tanto è soave il tuo odore, Che chi non ti assaggia, non sa quanto vale. Imperò li stolti non cognoscono il tuo valore. Un Frate domandò Frate Egidio, dicendo: Padre, tu che tanto commendi la virtù della castitade, priegoti che tu mi dichiari, che cosa è castitade, al quale Frate Egidio rispuose: Fratello mio, io ti dico che propiamente è chiamata castitade, sollecita custodia e continua guardia delli sensi corporali e spirituali, conservandoli al solo Iddio puri e immacolati.
Capítulo 9
Le grandi grazie che l’uomo riceve da Dio, non le può l’uomo possedere in tranquilla pace; perocchè nascono molte cose contrarie e molte conturbazioni, e molte avversità di contra esse grazie: imperciocchè l’uomo quanto è più grazioso a Dio, tanto è più fortemente combattuto e pugnato dalli Demoni. Però l’uomo non debbe mai cessare di combattere, per poter seguitare la grazia che ha ricevuta da Dio: perocchè quanto la battaglia sarà più forte, tanto sarà più preziosa la corona, se egli vincerà la pugna. Ma noi non abbiamo molte battaglie, nè molti impedimenti, nè molte tentazioni, imperocchè noi non siamo tali, come noi doveremmo essere in nella vita spirituale. Ma ben è vero, che se l’uomo andasse bene e discretamente per la via di Dio, non avrebbe nè fatica nè tedio nel viaggio suo, ma l’uomo che va per la via del secolo, non potrà mai fuggire le molte fatiche, tedio, angosce, tribolazioni e colori per insino alla morte. Disse uno Frate a Frate Egidio: Padre mio, a me pare che tu dichi due detti, l’uno contrario dell’altro; imperocchè tu dicesti in prima; quanto l’uomo è più virtuoso e più grazioso a Dio, tanto ha più contrarj e più battaglie in nella vita spirituale; e poi dicesti il contrario, cioè; l’uomo, che andasse bene e discretamente per la via di Dio, non sentirebbe fatica nè tedio nel viaggio suo. Al quale Frate Egidio, dichiarando la contrarietà di questi due detti, rispuose così: Fratello mio, certa cosa è, che li Demoni più corrono colle battaglie delle forti tentazioni contra quelli che hanno la buona volontà, che non fanno contro gli altri che non hanno la buona volontà, cioè secondo Dio. Ma l’uomo che va discretamente e ferventemente per la via di Dio, che fatica e che tedio e che nocimento potrieno fare li Demonj, e tutte le avversità del mondo? cognoscendo, e vedendo egli vendersi la sua derrata mille tanto pregio più che non vale. Ma più ti dico certamente: Colui, il quale fosse acceso del fuoco dello amore divino, quanto più fosse impugnato dalli vizj, tanto più gli sarebbe in odio e in abbominazione. Li pessimi Demonj hanno per usanza di correre e tentare l’uomo, quando egli è in alcuna infermità ed in alcuna debolezza corporale, o quando egli è in alcuno affanno, o molto frigidato o angosciato, o quanfo è affamato o assetato, o quando ha ricevuta alcuna ingiuria o vergogna, o danno temporale o spirituale; perocchè essi maligni cognoscono, che in queste cotali ore e punti, l’uomo è più atto a ricevere le tentazioni, ma io ti dico, che per ogni tentazione, e per ogni vizio che tu vincerai, tu acquisterai una virtù; e quello vizio del quale tu se’ impugnato vincendolo tu, di quello riceverai tanto maggiore grazia e maggiore corona. Uno Frate domandò consiglio a Frate Egidio, dicendo: Padre, spesse volte io sono tentato di una pessima tentazione, e molte volte ho pregato Iddio che me ne liberi da essa: e pure il Signore non me la toglie, consigliami padre, come io debba fare, al quale Frate Egidio rispuose: Fratello mio, quanto più nobilmente guernisce uno Re li suoi cavalieri di nobili e forti armadure, tanto più fortemente vuole egli che eglino combattano contra alli suoi nemici, per lo suo amore. Uno Frate domandò Frate Egidio, dicendo: Padre, che rimedio piglierò io, a potere andare alla orazione più volentieri, e con più desiderio e con più fervore? perocchè quando vado alla orazione, io sono duro, pigro, arido e indevoto, al quale Frate Egidio rispuose, dicendo: Un Re ha due servi; e l’uno ha l‘arme da potere combattere, e l’altro non ha armadura da potere combattere, e tutti e due vogliono entrare nella battaglia, e combattere contra gli nimici del Re. Colui che è armato, entra nella battaglia e combatte valentemente: ma lo altro che è disarmato, dice così al suo signore: Signor mio, tu vedi che io sono ignudo senza arme: ma per lo tuo amore io volentieri voglio entrare nella battaglia, e combattere così disarmato siccome io sono, e allora lo buono Re, vedendo l’amore del suo servo fedele, dice alli suoi Ministri: Andate con questo mio servo, e vestitelo con tutte quelle arme, che li sono necessarie per potere combattere, acciocchè sicuramente possa entrare nella battaglia; e segnate tutte le sue arme col mio segno reale, acciocchè egli sia cognosciuto siccome mio cavaliere fedele. E così molte: volte interviene all’uomo, quando va all’orazione; cioè, quando si truova essere ignudo, indevoto, pigro: e duro d’animo; ma pure egli si sforza, per lo amore del Signore, entrare alla battaglia della orazione; ed allora il nostro benigno Re e Signore, vedendo lo sforzo del suo cavaliere, donali per le mani delli suoi Ministri Angeli la divozione dello fervore, e la buona volontade. Alcuna volta avviene questo; che l’uomo comincerà alcuna grande opera di grande fatica, siccome è a diboscare e coltivare la terra, ovvero la vigna, per potere trarne al tempo il frutto suo. E molti, per la grande fatica e per li molti affanni egli s’attediano, e quasi si pentono dell’opera cominciata; ma se pure egli si sforza insino al frutto, egli si dimentica poi ogni rincrescimento, e rimane consolato e allegro, vedendo il frutto che può godere, e così l’uomo essendo forte nelle tentazioni, egli perverrà alle molte consolazioni; perchè dopo le tribolazioni, dice Santo Paolo, sono date le consolazioni e le corone di vita eterna; e non solamente sarà dato il premio in Cielo a quelli, che resistono alle tentazioni; ma eziandio in questa vita, siccome dice il Salmista: Signore, secondo la moltitudine delle tentazioni e delli dolori miei, le tue consolazioni letificheranno l‘anima mia, sicchè quanto è maggiore la tentazione e la pugna, tanto sarà più gloriosa la corona. Un Frate domandò consiglio a Frate Egidio d’alcuna sua tentazione, dicendo: O padre, io sono tentato di due pessime tentazioni: l’una si è; quando io faccio alcuno bene, subito sono tentato di vanagloria: l’altra si è; quando io faccio alcuno male, io caggio in tanta tristizia e in tanta accidia, che quasi ne vengo in disperazione. Al quale rispuose Frate Egidio: Fratello mio; bene fai tu saviamente a dolerti del tuo peccato; ma io ti consiglio, che tu ti debba dolere discretamente e temperatamente, e sempre ti debba ricordare, ch’egli è maggiore la misericordia di Dio, che non è il tuo peccato. Ma se la infinita misericordia di Dio riceve a penitenzia l’uomo che è grande peccatore, e che volontariamente pecca, quando egli si pente; credi tu, che esso buono Iddio abbandoni il buono peccatore non volontario, essendo già contrito e pentito? Ancora ti consiglio, che tu non lasci mai di fare bene, per paura della vanagloria; perocchè se l’uomo, quando vuole seminare il grano, dicesse: Io non voglio seminare; perocchè se io seminassi, forse verrebbono gli uccelli e sì lo mangerebbono; onde se così dicendo non seminasse la sua semente, certa cosa è, che non ricoglierebbe alcuno frutto per quello anno. Ma pure se egli semina la sua semente, avvegnachè gli uccelli ne mangino di quella semente, pure la maggiore parte ricoglie il lavoratore, e così essendo l’uomo impugnato di vanagloria, purchè non faccia il bene a fine di vanagloria, ma sempre pugnando contro a essa, dico che non perde il merito del bene ch’egli fa, per essere tentato. Uno Frate disse a Frate Egidio: Padre, truovasi che Santo Bernardo una volta disse li sette Salmi Penitenziali, con tanta tranquillità di mente e con tanta divozione che non pensò e non cogitò in nessuna altra cosa, se non in nella propia sentenzia delli predetti salmi. Al quale Frate Egidio rispuose così: Fratello mio, io reputo che sia molto più prodezza d’uno signore, il quale tenga uno castello, essendo assediato e combattuto dalli suoi nimici; e pure si difende sì valorosamente, che non ci lascia entrare dentro nessuno suo nimico, che non sarà stando in pace, e non avendo alcuno impedimento.
Capítulo 10
Molto doverebbe l’uomo sempre affliggere e macerare il corpo suo, e volentieri patire ogni ingiuria, tribolazione e angoscia, dolore, vergogna, dispregio, improperio, avversitade e persecuzione, per amore del nostro buono Maestro e Signore Messere Gesù Cristo, il quale ci diede lo esemplo in sè medesimo; imperocchè dal primo dì della sua Nativitade gloriosa, per infino alla sua santissima Passione, sempre portò angoscia, tribolazione; dolore dispregio, affanno e persecuzione, solamente per la nostra salute. E imperò, se noi vogliamo pervenire allo stato di grazia, al postutto bisogna che noi andiamo, quanto a noi è possibile, per li andamenti e per le vestigie del nostro buono Maestro Gesù Cristo. Un uomo secolare domandò a Frate Egidio, dicendo: Padre, in che modo potremo noi secolari pervenire in istato di grazia? al quale Frate Egidio risponde: Fratello mio, l’uomo debbe primamente dolersi delli suoi peccati con grande contrizione di cuore; e poi gli debbe confessare al Sacerdote con amaritudine e dolore di cuore, accusandosi puramente, senza ricoprire e senza escusazione; e poi debbe perfettamente adempiere la penitenzia, che gli è data ed imposta dal confessore; ed anche si debbe guardare da ogni vizio e da ogni peccato, e da ogni cagione di peccato; ed ancora si debbe esercitare in nelle buone operazioni virtuose inverso di Dio, e inverso del prossimo suo, e facendo così, perverrà l’uomo ad istato di grazia e di virtude. Beato quello uomo, il quale averà continovamente dolore delli suoi peccati, sempre piangendoli di dì e di notte con amaritudine di cuore, solamente per la offensione che ha fatto a Dio! Beato quello uomo, il quale averà sempre innanzi agli occhi della mente sua le afflizioni, le pene e li dolori di Gesù Cristo, e che per lo suo amore non vorrà, nè riceverà alcuna consolazione temporale in questo mondo amaro e tempestoso, per infino a tanto ch’egli perverrà a quella consolazione celestiale di vita eterna, laddove saranno adempiuti plenamente di gaudio tutti li suoi desiderj!